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Esce Heroica, concept album Decca dedicato al mito dell’eroe in musica dal 1802 ai giorni nostri, con un excursus di opere per pianoforte o trascrizioni per esso, che parte da Beethoven e finisce con Bowie, attraversando la scrittura di Chopin, Liszt, Rossini e Wagner, declinandosi tra le varie personalità di suono ed intenzioni con la sensibilità e virtuosismo che la critica unanimemente riconosce al pianismo di Baglini.
Universal Music Italia

Disponibile online dal 14 febbraio il primo brano tratto dall’album

Rossini/Liszt: Guillaume Tell – Ouverture: Finale

“Ispirarsi al mito dell’eroe per comporre un programma musicale implica una vera passione nei confronti del monomito, ovvero una curiosità atta a scoprire le possibili sfaccettature del viaggio dell’eroe inteso come descrizione di un’avventura esistenziale. Il racconto mitologico in musica investe sia l’interprete che l’ascoltatore attraverso l’esplorazione di icone simboliche ed emblematiche: Prometeo, Parsifal, Guillaume Tell, Mosè sono infatti alcuni degli eroi presenti in questo album costruito sul concetto di trasversalità dei diversi linguaggi musicali. L’eroe, dunque, è il denominatore comune che collega epoche, stili, profili culturali diversi.

Il perno che sintetizza il concetto di trasversalità del programma è l’inclusione della trilogia proposta in forma di arrangiamenti, quasi vere e proprie cover, di David Bowie – Heroes, Life on Mars, Space Oddity – operazione che auspica di abbattere ogni tabù inerente alla catalogazione dei generi musicali spesso inscatolati in compartimenti stagni. Partendo dal presupposto che la musica è classica quando la storia l’abbia meritatamente classificata come tale, possiamo facilmente trovare connessioni esplicite fra storia e mito (titolo, per altro, di un celebre capitolo del volume “Da Clementi a Pollini, duecento anni con i grandi pianisti” di Piero Rattalino, ed. Ricordi). Inoltre, diventa spontaneo inglobare nel contenitore della storia l’attualità e la contemporaneità, intese esclusivamente in senso esecutivo e interpretativo, ma non necessariamente compositivo: il repertorio qui proposto va dal 1802, anno di composizione delle 15 Variazioni e Fuga op. 35 di Beethoven, a Heroes di David Bowie, singolo tratto dall’omonimo album del 1977. Un monomito di centosettantacinque anni che offre la possibilità di scoprire funzioni emozionali e collocazioni sociologiche diverse della musica stessa nel corso di quasi due secoli di storia.

Le variazioni beethoveniane su un tema del balletto “Die Geschöpfe des Prometheus”, (“Le creature di Prometeo”) op. 43, sono dette anche “Variazioni Eroica” perché lo stesso tema è presente nel movimento finale della celeberrima Sinfonia n. 3 op. 55 di Beethoven: il rapporto controverso e complesso fra il compositore e Napoleone rientra nella logica storico-contemporanea del tempo. Dal balletto eroico – allegorico composto per il coreografo Salvatore Viganò, Beethoven ricava una serie di variazioni virtuosistiche che miscelano sapienza analitica e logica dimostrativa propria del Beethoven improvvisatore al pianoforte. Musica, danza, storia e mito: sintesi perfetta del monomito in musica.

Il viaggio musicale prosegue con Rossini, in una trilogia il cui nodo centrale è la trascrizione pianistica, o meglio rielaborazione concertistica per pianoforte, che pone Guglielmo Tell a fianco di Mosè: Mosè in Egitto e Guillaume Tell sono sostanzialmente le sole opere epiche del compositore pesarese. Come sotto rubrica di viaggio si presentano tre trascrizioni rossiniane: due realizzate da Franz Liszt e una da Vincenzo De Meglio.

Questa trilogia si apre con l’Ouverture dell’opera rossiniana in una versione di difficilissima esecuzione firmata da Franz Liszt: l’intervento di trascrizione non fu gradito da Rossini il quale ne colse il lato più “dozzinalmente muscolare” rispetto alla restituzione teatrale ispirata alla storia dell’eroe svizzero protagonista dell’opera. Nonostante la disapprovazione di Rossini, il lavoro lisztiano rappresenta ancora oggi un banco di prova virtuosistico – atletico per ogni pianista che desideri confrontarsi con il rapporto timbrico dell’orchestra applicato al pianoforte.

L’appartenenza alla Svizzera come territorio centrale di una Europa in evoluzione, meta di pellegrinaggio per Franz Liszt, si ritrova anche nella “contemplazione musicale” della Cappella di Guglielmo Tell: “tutti per uno, uno per tutti” sembra risuonare come motto schilleriano pronunciato dall’eroe immaginario elvetico in questo quadro musicale dall’alto valore spirituale.

Nel mezzo, un vero e proprio canto applicato al pianoforte: una trascrizione, in stile puramente lirico, della preghiera di Mosè “Dal

tuo stellato soglio” dal Mosè in Egitto di Rossini, opera ispirata alla tragedia Osiride di Francesco Ringhieri: eroi diversi, Guglielmo e
Mosè, ma sempre protagonisti di battaglie, fatiche, gesta compiute in un percorso di lotta. Volontà, desiderio di vittoria, preghiera, canto spiegato e anche contemplazione: ecco gli ingredienti presenti in questa trilogia rossiniana. “Gladiatore” ed eroe immaginario Guglielmo, figura centrale della mitologia ebraica Mosè: storia e mito narrati attraverso temi motivici celebri che anche la trascrizione ha contributo a rendere popolari e conosciuti da un pubblico eterogeneo.

Si entra poi nella dimensione del mito germanico, nella propria complessità, immensità e dimensione esistenziale e religiosa dai molteplici risvolti, attraverso la Feierlicher Marsch zum heiligen Gral, marcia solenne di ascesa dei Cavalieri al Sacro Graal, dal Parsifal di Richard Wagner: redenzione, catarsi, simbolismo del rintocco delle campane come isocronico scorrere del tempo, in una delle più suggestive rappresentazioni dell’eroe che riesce a ritrovare il Sacro Graal.

L’amen di Dresda è la sequenza di sei note, già utilizzata da Mendelssohn nella Sinfonia n.5 La Riforma, che nel Parsifal diventerà simbolo dell’ascesa al Graal e della conseguente Redenzione.

Anche in questo caso, così come nell’Ouverture rossiniana, l’intervento di Franz Liszt è significativamente preponderante se si cerca un didascalico confronto con la partitura wagneriana originale.

Anche il poeta del pianoforte, Frédéric Chopin, fa parte del viaggio attraverso il mito dell’eroe di questa pubblicazione. Charles Halle e Adolph Gutmann, pianisti nati entrambi nel 1819, amici di Chopin, raccontano nei loro rispettivi epistolari due curiosi episodi relativi alla Polacca detta

“Eroica” op.53, titolo per altro mai approvato, né tanto meno voluto da Chopin, probabilmente scaturito da volontà editoriali o da sensazioni immaginifiche derivanti dalle esecuzioni del tempo. Halle rivela quanto Chopin si lamentasse delle numerose esecuzioni troppo “dimostrative”, ginniche e soprattutto veloci di un’opera che,
secondo il compositore, necessitava di grande pulsazione ritmica e di asciuttezza capaci di conferire all’esecuzione un preciso senso epico e patriottico. Gutmann racconta quanto lo stesso Chopin, nel temibile trio costruito sul “motore” isocronico e pulsante delle ottave affidate alla mano sinistra, fosse capace di produrre un crescendo “mostruosamente entusiasmante” reso possibile dalla capacità del compositore di iniziare tale sezione del pezzo con un pianissimo dinamicamente impalpabile.

In entrambi gli aneddoti, dunque, si evince la volontà di Chopin di comunicare un messaggio emotivo basato sul suono e sul tempo, non in senso effettistico, bensì in senso di forte ethos nei confronti dell’ascoltatore.

L’album pensato per la piattaforma digitale include anche alcuni omaggi a Jeanne d’Arc: Gounod, Bizet, Duprez e Franz Liszt, che compose un lied per voce e pianoforte, disponibile ad libitum anche in versione puramente pianistica, dedicato all’eroina nazionale francese.
Il supporto fisico, ovvero il cd, invece, si conclude con la già menzionata “suite” di cover, in forma di arrangiamento, di David Bowie: tre icone del repertorio pop internazionale, scritte da uno degli artisti più poliedrici del XX secolo, talento capace di suonare il violoncello, il sax e di esprimersi ad altissimi livelli come mimo, ballerino e performer nel senso più vasto ed elevato del termine.

Storia e mito, dunque, per suggellare il concetto di arte totale, senza barriere di catalogazione dei generi, senza pregiudizi culturali, con la consapevolezza della classificazione storica di ciò che rientra nel vero e proprio immaginario collettivo”.

Maurizio Baglini